Viene così chiamato una roccia vulcanica di tipo effusivo composto, dal punto di vista petrografico, per il 65% da una pasta microcristallina o vetrosa all’interno del quale sono presenti dei cristalli di piccole dimensioni (da 2 a 4 mm), in una percentuale che varia dal 30% al 35%. I più numerosi sono i cristalli di quarzo, per questo spesso questo materiale viene anche chiamato porfido quarzifero. Anche i feldespati, sebbene in quantità minori, sono presenti nel porfido, che presenta anche qualche traccia di miche. Per quel che riguarda la colorazione, può variare dal grigio molto chiaro a un marrone di media intensità.
Origini
Già impiegato nell’antichità sia dagli Etruschi, che lo utilizzavano per costruire gli altiforni, sia dai Romani, questo materiale venne utilizzato, per le sue caratteristiche, nel settore edilizio ed artistico, cosa che avviene peraltro ancora oggi. Gli antichi romani, in particolare, chiamavano col nome di lapis porphyrites un tipo di porfido che proveniva dall’Egitto e che venne importato in abbondanza in seguito alla conquista di Augusto, nell’anno 31 a.C., dalle cave imperiali situate in quello che allora veniva chiamato Mons Igneus o Mons Porphyrites e che oggi si chiama Gebel Dokhan, che si trova nel deserto dell’Egitto orientale, dalle parti di Hurghada.
Il porfido egiziano è un tipo di materiale molto duro e di difficile lavorabilità, che veniva in ogni modo apprezzato dalla nobiltà per la sua intensa colorazione rossa, che veniva associata alla potenza e alla dignità dell’impero. Il suo utilizzo quindi era destinato alle opere che venivano destinate al sovrano, alla sua famiglia e alla parte più intima della sua corte. A partire dal Quinto secolo, invece, il porfido rosso iniziò ad essere associato al culto del cristianesimo e al sangue di Cristo, quindi venne riservato solo agli imperatori; una tradizione, questa, che perdurò per tutta l’epoca Bizantina e che venne estesa anche ad altre nazioni europee.
Nella basilica di Santa Sofia situata a Costantinopoli, infatti, la posizione che l’imperatore doveva prendere nel corso delle funzioni religiose è indicata da un disco di porfido rosso, e sempre in porfido rosso sono stati realizzati i sarcofaghi di sant’Elena, la madre di Costantino I, e di Federico II, che si trova attualmente nella cattedrale di Palermo.
Dove si estrae
Il Trentino è uno dei luoghi storicamente più conosciuti per l’estrazione del porfido e la sua lavorazione, in particolar modo nella zona della Val di Cembali, dove il materiale di migliore qualità e maggiore bellezza proviene dal paese di Albiano, e nella zona dell’Altopiano di Pinè, dove purtroppo il paesaggio ha subito grandi modificazioni a causa delle grandi cave a cielo aperto.
Ancora, nella provincia di Varese e in particolare nella zona di Cuasso al monte viene estratto un porfido caratterizzato da una colorazione rossa, mentre una delle varietà di porfido più preziose è quella di colore viola, che proviene dal bresciano (in particolar modo da Bienno, nella valle Camonica) e viene utilizzato principalmente per scopi ornamentali.
Usi
Per la sua grande resistenza sia alle temperature molto basse che a quelle molto elevate, il porfido è un materiale che viene ampiamente utilizzato nelle applicazioni in esterno. Non è infatti difficile trovarlo utilizzato sia come materiale da pavimentazione (ad esempio i sanpietrini, i bolognini e lastre di dimensioni non troppo grandi), sia come materiale per realizzare pareti ventilate e rivestimenti.
Nonostante la resistenza, è necessario fare attenzione nella fase di pulizia, argomento su cui consigliamo di leggere questa guida su come pulire il porfido.
Il porfido viola proveniente dalla valle Camonica viene utilizzato anche per la realizzazione di targhe.
Come pulire il porfido
Per mantenere il porfido in ottime condizioni, è importante pulirlo regolarmente.
Preparare una soluzione di pulizia
Prepara una soluzione di acqua e detergente neutro in una secchia, nella proporzione di 1 parte di detergente per 10 parti di acqua. Assicurati di utilizzare un detergente neutro, poiché quelli acidi o alcalini potrebbero danneggiare la superficie del porfido.
Applicare la soluzione di pulizia
Utilizza una spazzola o un panno per applicare la soluzione di pulizia sulla superficie del porfido. Assicurati di coprire completamente la superficie e di pulire anche le fessure e le crepe.
Lasciare agire il detergente
Lascia agire la soluzione di pulizia per alcuni minuti, in modo che il detergente possa sciogliere lo sporco e la polvere.
Risciacquare la superficie
Risciacqua la superficie del porfido con acqua pulita, utilizzando una scopa o un getto d’acqua a bassa pressione. Assicurati di rimuovere completamente il detergente e di risciacquare anche le fessure e le crepe.
Asciugare la superficie
Asciuga la superficie del porfido con un panno o una spugna, eliminando l’acqua residua e prevenendo così la formazione di macchie o aloni.
In generale, è importante pulire il porfido regolarmente per mantenere la sua bellezza e la sua resistenza. Evita l’uso di prodotti acidi o alcalini, come l’acido muriatico o la candeggina, poiché possono causare danni irreparabili alla superficie del porfido. In caso di sporco ostinato, utilizza sempre una spazzola o un panno a setole morbide per evitare di graffiare la superficie.